Gli insetti, oltre ad essere una famiglia di esseri viventi
diversissimi tra loro, sono gli animali più diffusi sulla Terra e di
indubbia utilità per il nostro ecosistema ed hanno recentemente svelato
un uso un po’ particolare: essere d’aiuto nei casi di delitti irrisolti.
Una nuova branca di ricerca, l’entomologia forense, viene da
pochi anni affiancata agli specialisti che indagano nei casi di omicidio
irrisolti o semplicemente viene richiesto un parere come supporto alle
indagini o ancora per riuscire a risalire all’epoca del crimine, che è
uno degli elementi chiave per mettersi sulla “giusta” pista.
Ma che tipo di insetti possono essere utili in queste indagini?
In particolare vengono usati quelli che sono etichettati come “fauna
cadaverica” e che ormai sono uno degli indizi più importanti nelle
inchieste sugli omicidi: i ditteri, ovvero le mosche e i coleotteri,
volgarmente detti scarafaggi.
Questi insetti arrivano in tempi diversi, dato che il corpo per loro
non è altro che una inaspettata fonte di cibo, poi possono arrivare
successivamente anche farfalle, acari, ragni, ma anche predatori degli
insetti già presenti.
Insomma, un piccolo microcosmo di preziose informazioni per chi sta indagando.
Ma in che modo? Analizzando i tipi di insetti presenti sul corpo, si
può stabilire il periodo intercorso tra la morte e il ritrovamento dei
resti, ad esempio.
Testimoni imparziali e attendibili, insetti e larve possono anche
dare innumerevoli elementi di rilevanza medico-legale: tracce di droga o
altre sostanze; riscontro di abusi sui minori o di molestie sessuali;
tempi di decomposizione; inquinamento di prove… fino all’identificazione
di eventuali colpevoli.
Oppure, se è intercorso tanto tempo, si possono analizzare gli
insetti presenti, se non c’è altro da utilizzare, o ancora utilizzare la
entomo-tossicologia, che consiste nell’analizzare il contenuto dello stomaco dell’insetto per rintracciare il Dna del corpo che ha divorato.
Nel caso tutto ciò succeda in acqua, la presenza di larve e insetti permette di individuare il momento dell’emersione.
Ma anche il tipo di parassita presente ci dice tanto: ricordiamoci
che ogni zona ha i suoi tipi di insetti, ciò potrebbe essere determinate
per stabilire la certezza della zona dove potrebbe essere avvenuto il
decesso.
In Italia è recentissimo l’impiego di entomologi chiamati ad indagare
dalla polizia scientifica sulla scena del crimine, mentre all’estero
avviene regolarmente: in Francia la gendarmeria ha una sezione di
entomologi, come anche in Svizzera e a Londra.
Argomento macabro? Probabilmente sì, ma pensiamo sempre a come
cambiano le cose dal punto di vista di chi guarda: per noi il solo
pensiero è ripugnante e viene voglia di girare pagina, per un coleottero
è un’orgia di cibo inaspettata e un felice banchetto!
Certo è che, malgrado l’argomento forte, gli insetti ci hanno
sorpreso ancora una volta per la loro utilità in una nuova e recente
scienza che sta prendendo sempre più piede in tutto il mondo.
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domenica 19 febbraio 2012
mercoledì 1 febbraio 2012
INDOVINA CHI VIENE A CENA????
Katharine Hepburn faceva questa famosa domanda a Spencer Tracy nell’omonimo e celeberrimo film, ma sicuramente non pensava di servire a cena come pietanze formiche, cavallette, farfalle e grilli.
Eppure, proprio loro, gli insetti,
potrebbero essere la chiave di svolta per sconfiggere la fame nel mondo e a
dirlo non è il solito scienziato in cerca dei cinque minuti di notorietà, ma
niente meno che la FAO.
L’Entomofagia, (dal greco:
entomos = insetto, e phagei = mangiare) se prendesse piede, non solo
riuscirebbe a limitare l'uso di pesticidi, ma ridurrebbe notevolmente l'impatto
dell'uomo sulla catena alimentare. Ad esempio quando in Tailandia i pesticidi
non riuscivano più a fermare le locuste, pensarono bene di eliminare il problema
mangiandole.
Con 1400 specie commestibili che
vengono già consumate in tutto il mondo, gli insetti offrirebbero grandi
possibilità sia dal punto di vista nutrizionale che da quello commerciale.
Se l’idea in questa parte del
mondo ci sembra disgustosa, gli insetti sono invece considerati una
ghiottoneria in Tailandia, in Africa, nei paesi asiatici e anche nei moderni
Stati Uniti.
Beh, se a loro piacciono, viene da commentare, che se li mangino pure.
Ma queste popolazioni non hanno
tutti i torti: gli insetti sono molto nutrienti, ricchi di proteine e sali
minerali. Rispetto alla carne o al pesce crudo, ad esempio, se assunti in forma
essiccata la maggior parte delle specie contengono una quantità doppia di
proteine. Alcuni sono inoltre ricchi anche di lipidi e contengono importanti
vitamine, soprattutto allo stato larvale.
Tra le specie di insetti più
consumati troviamo i coleotteri, seguiti da formiche, api, vespe e poi
cavallette, grilli e infine falene e farfalle.
C’è già chi ha scritto un libro
con tante ricette per cucinare i nostri, e molti ristoranti propongono menù a
base di insetti come cavallette, bruchi, larve e vermi e un famoso cuoco
italiano serve regolarmente ai clienti del suo prestigioso ristorante un piatto
di locuste brasate al vino rosso o un insalata di gambi di fiori di zucca e
polvere di tribolo, un verme.
Eh, detto così non ci viene certo
l’acquolina in bocca come al pensare ad un bel piatto di spaghetti, ma se
pensiamo alle lumache in umido e ai granchi o ai gamberetti, il passo potrebbe essere breve.
E poi, se avessimo bisogno di un
motivo in più, oltre alla nostra salute e al nostro pianeta, pensiamo a quanto
sono nutrienti: un kg di cavallette ha le stesse calorie di 10 hot dogs.
Ma allora, nonostante tutte
queste ottime considerazioni, perché ancora non mangiamo gli insetti?
Si tratta, in effetti, solo di
una questione mentale, non ci siamo ancora abituati all’idea.
Esistono 6 milioni di specie di
insetti su questo pianeta.
Tra tanta scelta ne troveremo
qualcuno di nostro gradimento, prima o poi.
Magari coperti da molta salsa.
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