Le perle sono un prodotto di scarto della Natura. Proprio così.
Sono
prodotte da alcuni molluschi marini o di acqua dolce che le realizzano
con gli stessi materiali con cui si fanno la conchiglia, la madreperla.
Se un corpo estraneo si insinua nel mollusco, nel tentativo di
alleviare l’irritazione il mollusco per proteggersi cerca di
neutralizzare l’intruso avvolgendolo nella madreperla, si forma il
cosiddetto “sacco perlifero” che ingloba l’impurità ricoprendola ad
intervalli che si susseguono nel tempo. Per questo la perla aumenta di
dimensione con il passare del tempo e raggiunge la massima dimensione
dopo 5-10 anni di permanenza all’interno del mollusco.
Potenzialmente tutti i molluschi possono produrre perle, ma le più
belle sono prodotte dal genere Pinctada, la cui conchiglia é simile a
quella delle ostriche. In Giappone e Cina si coltivano le perle più
lucenti, quelle provenienti dai mari del Sud sono apprezzate per la loro
rarità e grandi dimensioni, le perle nere della Polinesia francese sono
estremamente pregiate per il loro esclusivo colore nero e le grandi
dimensioni, mentre le perle di acqua dolce sono facilmente prodotte
nelle acque dolci di tutto il mondo, sono meno lucenti delle perle
coltivate marine ed il prezzo modico indica la loro facile coltivazione.
Perle perfettamente sferiche sono ovviamente le più ambite e dato che
si tratta di un prodotto della Natura, la maggior parte di esse è
caratterizzata da forme irregolari
I molluschi perliferi si localizzano nel mar Rosso, Madagascar, Sri
Lanka, Australia, Stati Uniti, Polinesia, Giappone, Malesia, Filippine e
America Centro-Meridionale, ma ne esistono varietà anche nella zona
della Sardegna, della Corsica e nel mar Mediterraneo. Esistono anche
zone di acqua dolce che brillano per la produzione di perle, come i
laghi della Cina,
La preziosità della perla è data dalle dimensioni ma anche dal
colore, che varia dal bianco latte al rosato, al bianco bruno,
all’argento, alle bellissime perle nere. Ancora non si è certi della
causa che lo determina, alcuni studiosi danno la “colpa” alla natura
della sostanza estranea penetrata nel mollusco, altri alla salinità
dell’acqua, altri agli elementi disciolti in essa.
La scoperta delle perle all’interno di molluschi destò in passato
grande meraviglia, oltre che per la loro bellezza, soprattutto perché
non si capiva come potesse esserci entrata quella gemma in una
conchiglia e specialmente da dove potesse venire, visto che in mare
nessuno aveva mai trovato perle sparse nelle profondità marine.
La scoperta del mistero si ebbe grazie alla curiosità di studiosi del
sedicesimo secolo che capirono il meccanismo di formazione delle perle.
E come sempre, una volta scoperto il trucco, l’uomo si è dato da fare
per copiare la Natura a suo vantaggio. Capito il processo di formazione
della perla, ecco i primi tentativi di introdurre artificialmente corpi
estranei nel mollusco, ma ci sono voluti tanti sforzi ed esperimenti
per arrivare alla qualità dell’attuale produzione di perle coltivate.
Innanzitutto le dimensioni del corpo estraneo da inserire devono
essere davvero modeste, con le difficoltà che ne conseguono. Inoltre,
trattandosi di un corpo estraneo all’animale, spesso il tasso di
mortalità è davvero elevato. Oggi siamo riusciti a selezionare le specie
più adatte all’inserimento di un nucleo estraneo, ed ottenere una bassa
proporzione di rigetto.
Una particolarità: nel Medio Evo si credeva che le perle avessero proprietà mediche,
le si polverizzava e le si scioglieva nell’aceto per curare l’ulcera duodenale.
Per fortuna oggi conosciamo ben altri rimedi medici, e le perle le possiamo indossare come magnifici ornamenti.
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